Luigi, Campus in Haiti
Cité Soleil.
Un termine che, ai Caraibi, sembra evocare sole, mare, vacanze, divertimento, spensieratezza.
In Haiti, che pure ai Caraibi si trova, non è così. Cité Soleil è lo slum alle porte di Port au Prince dove vive la fascia più povera della popolazione di un Paese già poverissimo. Quelli che vivono in baracche che definire fatiscenti è un eufemismo, tra i rifiuti e l’acqua sporca, dividendo gli spazi con i topi e i maiali, mangiando e bevendo solo se e quando c’è qualcosa da mangiare e da bere. L’unica cosa che abbonda a Cité Soleil è la disperazione.
 
Durante l’estate sono andato in Haiti con la Fondazione Francesca Rava; era il mio secondo viaggio, e pensavo di essere più preparato della volta precedente.
Ma, un pomeriggio, siamo andati a distribuire pacchi di pasta a Cité Soleil. Pacchi da tre chili e mezzo ciascuno, di pasta di grano tenero perché cuoce più in fretta, e necessita di pochissimo di quel liquido prezioso chiamato acqua.
Ne avevamo quattrocento pacchi, stipati su un camion, che abbiamo distribuito ad altrettante persone.
È stata durissima: non per il caldo, non per la fatica, ma per l’umiliazione che ho provato.
Umiliazione perché un essere umano non dovrebbe dipendere da un altro essere umano per sopperire alle proprie esigenze primarie. Umiliazione perché, mentre distribuivo quella pasta pensavo alle decine di migliaia di persone che non avrebbero avuto nulla; i quattrocento erano una goccia nel mare. Umiliazione perché la sera, tornati al nostro alloggio (un paradiso, rispetto a Cité Soleil), ci saremmo magari lamentati perché per cena c’erano ancora riso e pollo, e magari l’acqua non era proprio fresca.
 
Haiti nel cuore.
Luigi

- Luigi, Campus in Haiti